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Prenditi cura delle tue emozioni

Martina Acerbi

Psicologa & Psicoterapeuta

Adolescenti

Incontri individuali e/o familiari rivolti ad adolescenti con difficoltà nella sfera sociale, familiare, scolastica ed emotiva.

Adulti

Incontri individuali rivolti ad adulti che attraversano un momento di difficoltà o presentano sintomi specifici: ansia, depressione, disturbi alimentari etc.

Coppia

Incontri individuali e/o di coppia rivolti a coppie che attraversano una fase di crisi relazionale: liti, incomprensioni, difficoltà genitoriali o di concepimento.

Le mie principali aree di intervento

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Disturbi d'ansia

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Sono caratterizzati da vissuti di paura e preoccupazione quasi costanti per svariati aspetti della propria vita. Tali sentimenti possono essere generalizzati e investire in maniera indifferenziata diversi ambiti (Ansia Generalizzata), oppure riguardare situazioni, oggetti o animali specifici (Fobie). In alcuni casi l’ansia riguarda l’incontro con l’altro che viene vissuto come giudicante rispetto alla totalità dell’individuo (Ansia Sociale) o a un dettagli fisico che rende insicura la persona (Dismorfofobia). L’ansia può configurarsi come eccessiva e ingiustificata preoccupazione per  le condizioni di salute proprie o di famigliari (Ipocondria) o essere alla base di difficoltà nella sfera sessuale (Ansia da Prestazione)

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Disturbi Depressivi

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Questi disturbi sono caratterizzati da un’atmosfera emotiva che assume i toni della tristezza: chi ne soffre è tendenzialmente triste o apatico per la maggior parte del tempo, anche se spesso possono esserci forti manifestazioni di rabbia o scoppi d’ira. I sintomi tipici sono la diminuzione della voglia di mettersi in gioco, alterazioni nel sonno e nell’appetito e perdita di interesse nel portare avanti o nell’intraprendere attività. Chi è in questa sfera emotiva vive spesso un forte senso di solitudine e isolamento dagli altri, che non capiscono le sue difficoltà o che comunque non possono fare nulla per risolverle. Esistono forme di depressione lievi, nelle quali i sintomi sono presenti solo in parte o in maniera poco invasiva e debilitante e forme di depressione grave, che perdura per anni e può portare all’ideazione e spesso anche alla messa in pratica di atti suicidari. Anche se nelle forme lievi la vita della persona non è in pericolo imminente, chi ne soffre sperimenta un senso di insoddisfazione quasi permanente, ma tende a non agire sull’esistenza per cambiare la sua situazione, rimanendo bloccato nella situazione della quale spesso si lamenta.

Può capitare che anche persone che non soffrono di depressione attraversino un momento di particolare tristezza e difficoltà. In seguito a cambi della quotidianità o eventi esistenziali che all’improvviso diminuiscono le proprie possibilità (un licenziamento, una rottura affettiva, un lutto..) possono essere vissuti come destabilizzanti e far entrare in crisi l’individuo.

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Conflittualità nella coppia

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Parlare di difficoltà relazionali all’interno di una coppia o di una famiglia equivale a accumunare un’enorme quantità di temi che hanno così poco in comune da finire ad assomigliarsi solo per l’etichetta che gli si appiccica: storie che si esauriscono ma che non vogliono finire e storie ormai a brandelli che non si riesce ad abbandonare; paura tradire e paura di essere traditi; desiderio di maternità e paternità non condiviso, o troppo forte ma non si realizza; difficoltà nell’intimità e relazioni che invece continuano solo grazie alla sessualità; gli amori che finiscono, e quelli che non iniziano quando si vorrebbe, figli che non sono mai arrivati o che arrivano quando non si è pronti. 

Nella società contemporanea la coppia è sottoposta a una serie di sfide profondamente diverse da quelle affrontate dalla precedente generazione: l’assoluta libertà di manovra che ci assicura la modernità spesso si scontra con l’esigenza di stabilità e di sicurezza che richiediamo a un rapporto duraturo.

Le persone possono chiedere aiuto singolarmente o intraprendere da subito un percorso di coppia allo scopo di ritrovare serenità in un incontro che in molti casi  appare compromesso. Lo  scopo della terapia è quello di tornare a sperimentare sensazioni di serenità, in uno spazio condiviso o personale, andando a esplorare in ogni situazioni le possibilità che la coppia o il singolo possiede.

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Disturbi Alimentari

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I disturbi del comportamento alimentare sono patologie caratterizzate da un peculiare rapporto che l’individuo instaura con il cibo. Tale rapporto assume sfumature diverse nei vari disturbi, ma si caratterizza in ogni caso come una modalità per attivare il corpo. Proprio il ritorno alla componente fisica consente ai pazienti di mantenere il proprio senso di stabilità personale e di affrontare le difficoltà della vita.

Più nel dettaglio, in una condizione anoressica la persona affronta la giornata all’insegna del restringimento dell’assunzione di calorie. Il senso di fame che ne deriva determina l’attivazione della dimensione corporea; essa diventa particolarmente importante in caso di liti o discussioni protratte con una persona importante. Il ritorno al corpo insieme al senso di potere ricavato dal riuscire a resistere al cibo fanno si che l’opinione dell’altra persona non sia più fondamentale per la stabilità emotiva.

La sintomatologia bulimica non si distingue dall’anoressica solo per il rapporto con il cibo (sono presenti abbuffate seguite da condotte di eliminazione, effettuate attraverso il vomito o l’uso di lassativi o diuretici), ma anche per il rapporto della persona che ne soffre con l’altro. In questo caso la sintomatologia non è un tentativo di farne a meno, ma rispecchia il profondo bisogno di ricevere conferme.

Nel binge eating si osserva invece un’attivazione della dimensione corporea che deriva dal senso di sazietà, per cui si verificano frequenti abbuffate o continue assunzioni di cibo senza la presenza di condotte di eliminazione. Anche in questo caso un rapporto conflittuale con l’alterità porta con sé l’esigenza di ristabilire la stabilità attraverso l’attivazione corporea.

lo scopo della terapia con pazienti che presentano sintomi legati alla sfera alimentare è di individuare i momenti di conflitto con persone importanti che hanno comportato l’insorgenza della malattia e di ridefinire il delicato rapporto con il proprio corpo e con l’alterità.

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Attacchi di panico

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Avvengono laddove la sintomatologia ansiosa si manifesti in maniera particolarmente netta sul corpo, portando ad un’alterazione di alcuni indici fisiologici (respirazione, battito cardiaco, controllo motorio, sudorazione). Il vissuto della persona è una sensazione estremamente spaventante che si configura come paura di morire, di svenire o di perdere il controllo di sè. La ripetizione di più attacchi di panico può portare alla genesi di un Disturbo di Panico, che spesso è accompagnato da Disturbi Agorafobici: la persona ha paura di uscire di casa da sola o di frequentare luoghi affollati (supermercato, piazze, metro). 

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Uscire dalla Depressione

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Chi soffre di depressione o ha una personalità tendenzialmente depressiva è portato a vivere il presente ancorandosi al passato: si interroga continuamente su cosa avrebbe potuto fare meglio, si rimprovera per gli errori commessi, rimugina su eventi e situazioni per trovargli un senso. Questa modalità di fare esperienza estremamente riflessiva produce un forte nucleo di identità che dà stabilità alla persona, ma non la facilita nel mettersi in gioco in maniera attiva nel presente, né nel progettarsi un futuro diverso. Nelle forme gravi si assiste alla chiusura di quasi tutti gli orizzonti d’attesa della persona che non si proietta più nel futuro. 

L’obiettivo ultimo di una terapia consiste allora nell’aprire nuovi orizzonti di senso o nel riaprire possibilità esistenziali che si erano chiuse in seguito ai cambiamenti esistenziali che avevano messo in difficoltà la persona. Si tratta di un percorso assolutamente individuale che non può essere indicato a priori, ma viene costantemente ridefinito da paziente e psicologo.

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Difficoltà nella sessualità

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Le difficoltà della sfera sessuale sono peculiari e assumono sfumature profondamente differenti negli uomini e nelle donne e interessano spesso momenti specifici dell’incontro intimo. Escludendo che tali difficoltà siano ascrivibili ad un problema di origine medico-biologica, alla loro origine si trova con frequenza una difficoltà psicologica. E’ possibile che tali difficoltà si presentino solo in particolari situazioni o soltanto con determinati partner.

Alcune delle più frequenti sono la difficoltà a raggiungere o a mantenere l’erezione durante il rapporto o problematiche relative all’eiaculazione precoce o ritardata negli uomini, e forme di vaginismo o dispareunia nelle le donne, che provano sensazioni dolorose durante la penetrazione faticando o non riuscendo ad avere rapporti sessuali soddisfacenti. Nelle relazioni stabili può verificarsi un calo del desiderio sessuale o una difficoltà nel condividere fantasie e desideri con il partner.

Individuare le motivazioni personali o relazionali che sono alla base delle difficoltà nell’intimità è il primo passo da compiere per instaurare un rapporto appagante con l’altro. Inoltre, proprio per la frequente origine psicologica di tali disturbi, appare importante affrontare tali problematiche non affidandosi a soluzioni esclusivamente farmacologiche, volte a “spegnere” il sintomo. Non bisogna dimenticare che la sintomatologia psicosomatica è un indicatore di disagio che ci dà la possibilità di riposizionarci così da ritrovare il benessere psicofisico, non un banale inconveniente da eliminare.

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Stress

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Secondo una definizione classica con il termine stress si intende una condizione in cui la persona sperimenta un persistente disequilibrio tra le esigenze che deve soddisfare e le risorse o possibilità di cui dispone. Questo stato di costante tensione e allarme può rivelarsi dannoso per l’individuo sia sul versante fisico che su quello psicologico, lavorativo e relazionale. La sintomatologia colpisce infatti l’individuo nella sua interezza, concorrendo all’insorgenza di patologie fisiche (sindromi cardiache, gastrointestinali e muscolo-scheletriche) e psichiche (ansia e depressione). In particolari categorie di lavoratori si configura come un vero e proprio esaurimento che prende il nome di Burnout. In caso di esposizione a singoli eventi a forte impatto emotivo (violenze dirette o indirette, incidenti stradali ecc) la persona può sviluppare una sindrome da Stress Post Traumatico nella quale sono frequenti ricordi vividi e intrusivi che si ripresentano con continuità inficiando il normale svolgimento delle attività quotidiane.

Soprattutto nel contesto di una società che sempre di più alza l’asticella della performance richiesta dal lavoratore e dall’individuo in generale, riconoscere i segni di un affaticamento può essere fondamentale per combattere la sintomatologia. Ciascun individuo viene investito in maniera personale e unica dalle responsabilità, a seconda delle personali inclinazioni sul piano emotivo e relazionale: in alcune situazioni può essere difficile far fronte alle aspettative troppo altre dell’altro (il datore di lavoro, i genitori, ma anche l’opinione dei colleghi), in altri casi è la persona stessa a porsi obiettivi poco realistici e di difficile realizzazione.

Il percorso di supporto psicologico si configura come uno spazio nel quale rimettere in discussione le priorità e effettuare un riposizionamento nella quotidianità in grado di salvaguardare il benessere psico-fisico della persona.

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Combattere l'Ansia

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Le persone tendenzialmente ansiose hanno un accesso privilegiato alle proprie sensazioni corporee, che spesso diventano centrali nei momenti critici: i pazienti raccontano di sentire un groppo alla gola che impedisce di respirare, di avere disturbi addominali o di subire improvvisi attacchi di tachicardia. Spesso tali cambiamenti fisici appaiono sganciati dal contesto e dal vissuto emotivo. Tale decontestualizzazione dei sintomi può innescare un circolo vizioso, che porta alla lettura del contesto solo alla luce dell’attivazione fisica, innalzando quindi il livello d’ansia.

L’obiettivo del percorso è quello di favorire la contestualizzazione degli eventi ansiogeni alla luce di un’accordatura tra emozioni e vissuti dell’individuo attraverso il racconto di singoli episodi e ripercorrendo la storia di vita dell’individuo. E’ così possibile favorire una diminuzione della sintomatologia, permettendo al paziente di affrontare le sue preoccupazioni e aumentare il senso di stabilità personale.

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Lutto

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Non è semplice, e forse nemmeno sensato, porre una distinzione tra un decorso “normale” del lutto e un decorso “patologico”: la perdita di una persona cara è sempre un evento difficile da affrontare e i tempi e le modalità di superamento sono assolutamente personali. Possiamo distinguere tre fasi nel lutto: una prima fase struggente, nella quale la persona oscilla continuamente tra stati di collera, disperazione e spaesamento, una seconda fase di ricerca, nella quale si mantiene il contatto con il defunto attraverso rituali religiosi o conservando oggetti personali che lo ricordano, e una terza fase, di accettazione, nella quale si giunge alla comprensione che il rapporto con il defunto è cambiato (ma non per questo si è trasformato in un non rapporto).

Nella maggior parte dei casi le persone non hanno bisogno di chiedere aiuto a uno specialista per affrontare la tristezza di una perdita importante. In alcuni casi però, quando la durata della disperazione o l’intensità della tristezza non consentono alla persona di riposizionarsi, rivolgersi a un esperto diventa fondamentale. In questo caso lo scopo del percorso è aiutare la persona ad accettare, per quanto possibile, la perdita e a ricominciare a progettarsi verso il futuro tenendo in considerazione la cicatrice che il lutto ha provocato.

Forme particolari di lutto sono il lutto ritardato, che viene esperito dalla persona dopo molto tempo dalla perdita (avviene spesso nelle interruzioni di gravidanza) e il lutto che si prova per la perdita non di una persona ma di un ruolo che si aveva nella società.

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Maternità

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La Psicologia Clinica Perinatale ha come oggetto lo sviluppo della progettualità genitoriale e l’acquisizione delle capacità necessarie alla coppia genitoriale per garantire la salute fisica e mentale del proprio bambino. La Clinica Perinatale nasce come disciplina multidisciplinare e prevede l’interazione di diverse figure specializzate per rispondere alle esigenze della triade madre-padre-bambino. Dal punto di vista psicologico si tratta di un percorso di supporto che accompagna il nucleo familiare dall’epoca prenatale, alle vicende della gestazione del parto, del puerperio e dell’allattamento, sino alle sfide della neonatalità e ai primi anni di vita del bambino. 

Accade che insorgano difficoltà in una o più tappe di questo delicato percorso, costellato da sfide a volte inaspettate che possono mettere a dura prova i neo-genitori sia sul versante dell’accudimento del piccolo, sia su quello relazionale della coppia.

Laddove si verifichino delle problematiche specifiche durante il concepimento, per cui si rende necessario ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita, è consigliabile che il percorso comprenda anche una particolare attenzione a preservare una buona intimità nella coppia, che viene spesso messa a dura prova dall’obbligo di sottostare a rigide pratiche mediche nel tentativo di concepire.

Qualora invece si verificassero problemi che in grado di mettere in pericolo la salute del feto, il livello di stress, ansia e spesso colpevolizzazione provato dalla madre e dal padre potrebbe essere molto elevato. L’intervento psicologico in questo caso può concorrere alla creazione di strategie funzionali per affrontare le difficoltà mantenendo il livello di stress sotto controllo, prevenendo lo sviluppo di sintomi psicologici correlati.

Infine, anche nelle gravidanze senza complicazioni, le neo-mamme possono sperimentare un momento di difficoltà in seguito al parto: forti sbalzi ormonali, repentine modifiche dello stile di vita e la stanchezza legata alla cura del bambino possono causare momenti di profonda crisi, che spesso viene vissuta con senso di colpa. Chiedere aiuto per sé nelle prime fasi di vita di un figlio contribuisce a un miglior sviluppo emotivo e fisico del bambino stesso, che avrà maggiori possibilità di sperimentare una relazione serena con i genitori.

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Disturbo Ossessivo Complusivo

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Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato dalla presenza di una serie di pensieri intrusivi e ricorrenti che interferiscono con la quotidianità dell’individuo. Tali pensieri generano nella persona forti sensazioni di ansia e insicurezza, che cerca pertanto di liberarsene mettendo in atto comportamenti stereotipati e spesso decontestualizzati (appunto, le compulsioni). Tali azioni, che rischiano di divenire anch’esse ostacolo al normale svolgimento di molte attività quotidiane, sono l’unico mezzo per ritrovare stabilità e riuscire ad affrontare momenti di difficoltà o di responsabilità.

Chi soffre di un disturbo ossessivo tende a regolare i propri comportamenti e le proprie scelte di vita sulla base di un ideale  astratto (una regola, l’aderenza a un modello di vita, il riferimento a un rigido insieme di valori) che viene utilizzato come sistema di riferimento. La bontà delle proprie azioni viene spesso misurata in riferimento all’aderenza al modello. Questa tendenza, che può essere estremamente funzionale sotto alcuni punti di vista, rischia di causare forte sofferenza quando accade un evento che non può essere inserito all’interno del sistema di riferimento.

Lo scopo della terapia è aiutare il paziente a riconoscere gli eventi che hanno generato la sofferenza e a inserirli in maniera identitaria all’interno della storia di vita. Così facendo anche la sintomatologia tende ad affievolirsi ed è possibile il cambiamento.

Il mio Approccio

Mi piace pensare che il mio approccio alla problematica sia ogni volta unico e irripetibile, esattamente come la persona che si siede di fronte a me. L’intervento terapeutico che propongo è infatti sempre centrato sui modi di emozionarsi e di abitare il mondo della persona. Sono la sua esperienza, la sua storia di vita e i suoi orizzonti d’attesa a comporre la bussola che guida ogni colloquio. Per questo non utilizzo tecniche manualizzate: non esiste “il benessere” in senso assoluto, né una strada già tracciata per raggiungerlo.

 

L’intervento terapeutico favorisce nuove aperture di senso e diventa il mezzo attraverso il quale la persona riesce a risolvere le sue problematiche, partendo dal suo vissuto.

Come fare?  Mi servo di alcuni strumenti che permettono di riprendere in mano sin da subito la propria esperienza, come la compilazione di un diario o dei compiti esperienziali specifici. In tal modo il colloquio si cala nella vita quotidiana e si apre da subito la possibilità del cambiamento.

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Il primo passo è parlarne! Se il tuo problema è articolato e merita un approfondimento è meglio fissare un incontro.

Primo colloquio

Il primo colloquio è un’occasione di conoscenza: analizzerò la problematica e ti proporrò una strategia di intervento, se necessaria.

Colloquio tramite skype

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Domande & Risposte

Come si svolge il primo colloquio?

 Durante il primo colloquio la persona racconta le sue difficoltà, la sua storia e chiede consiglio su come alleviare un malessere . Il mio compito è quello di ascoltare e porre domande per ottenere un quadro chiaro, comprendere la natura della problematica e dare un prima restituzione. Sostenere un primo colloquio non è vincolante, ma si rivela spesso il primo passo sulla via del benessere

Quanto dura la terapia?

La durata della terapia è assolutamente soggettiva e dipende dalla problematica presentata dal paziente. Viene in ogni caso concordata con il paziente che è libero di sospenderla in qualsiasi momento

Come faccio a sapere se sto migliorando?

La parola che mi piace usare è riposizionamento. Scopo del percorso è far si che il paziente si riappropri delle modalità di esistenza che gli appartengono. Questa operazione permette alla persona di iniziare a muoversi nella vita in maniera autentica, riducendo la sintomatologia.

Quale frequenza è prevista per le sedute?

La frequenza delle sedute è influenzata da molti fattori: la tipologia e la gravità dei sintomi, la fase del percorso e la disponibilità del paziente. Solitamente in un primo momento i colloqui vengono fissati  con cadenza settimanale o quindicinale.

Quali sono gli strumenti utilizzati?

Lo strumento principale di cui mi avvalgo è il colloquio clinico il cui obiettivo è favorire la possibilità del cambiamento. In un'ottica terapeutica assegno spesso ai pazienti dei piccoli compiti o la compilazione di un diario. L'aspetto fondamentale è che la terapia si ripercuota sull'esistenza stessa, non rimanendo confinata alle pareti dello studio.

Come Psicologa puoi prescrivere farmaci?

No: lo psicologo e lo psicoterapeuta, a differenza dello Psichiatra, non sono medici e non sono abilitati alla prescrizione farmacologica. Tuttavia anche l'attività psicologica è una prestazione sanitaria riconosciuta a tutti gli effetti e rientra nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). 

Se hai altri dubbi o curiosità scrivimi!

Contattami

Se stai vivendo un momento di difficoltà o di confusione contattami e raccontami la situazione. Proverò a rispondere ai tuoi dubbi e potremo fissare un colloquio in studio o su skype. Non sempre è necessario iniziare un lungo percorso per ritrovare serenità, a volte sono sufficienti pochi colloqui per riuscire a rimettersi in gioco.